La sparizione di persone è un fenomeno dai numeri impressionanti, ogni anno in Italia infatti spariscono circa 15.000 persone, di cui ne vengono ritrovate circa metà. Nel 2020 sono scomparse 6054 persone, quindi 37 denunce di sparizione ogni giorno.

 

Le sparizioni in Italia: i numeri

 

Ogni anno il Viminale redige una relazione sulla tematica delle persone scomparse, contenente tutti i numeri di questo grave fenomeno che interessa il nostro Paese. Nel corso del 2020 sono sparite o si sono allontanate dalla propria famiglia 13.527 persone, di cui 7.473 sono state ritrovate, ovvero il 55,3% del totale.

Ben 7.672 sono minorenni, la maggior parte stranieri (5511, mentre 2161 sono italiani), per un totale di 56,7%. Complessivamente gli adulti sotto i 65 anni di età sono 5.171, di cui 1.978 di nazionalità straniera, mentre 3.193 italiana, mentre 684 riguardano adulti oltre i 65 anni.

Mentre una persona scomparsa su 4 è di genere femminile, i 3 quarti sono di genere maschile.

Nell’ultimo mezzo secolo sono scomparse, al 31 dicembre 2020, ben 258.552 persone e, pur essendone stati ritrovati circa i tre quarti, un quarto di questi è scomparso senza lasciare traccia: sono quindi ben 62.842 le persone di cui si è perso traccia.

Le regioni con più sparizioni sono:

  • Lombardia 39.866 denunce, di cui 33.634 ritrovati, e 6.214 da ritrovare
  • Sicilia 37.866 denunce, di cui 18.555 ritrovati, e 19.311 da ritrovare
  • Lazio 33.697 denunce, di cui 25.653 ritrovati, e 8.044 da ritrovare

Chiaramente la Lombardia è in testa per la popolosità elevata, mentre è evidente che in Sicilia il numero di sparizioni definitive è molto elevato, ed è dunque un fenomeno collegato alle mafie.

 

Sparizioni famose con finale drammatico

 

Yara

 

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Yara Gambirasio fu inizialmente dichiarata scomparsa, il 26 novembre del 2010, ed il suo corpo fu poi ritrovato il 26 febbraio del 2011. Yara, che alla morte aveva 13 anni, fece perdere le sue tracce alle 18:40 circa, dopo aver frequentato, come di solito, il corso di ginnastica ritmica presso il palazzetto dello sport del suo paese, Brembate di Sopra.

Il corpo venne rinvenuto casualmente da un aeromodellista, a Chignolo d’Isola, a 10 km da Brembate, e si stabilirono subito le cause della sua purtroppo violenta fine: vennero rilevati diversi colpi di spranga sul corpo, un trauma cranico, una ferita profonda sul collo e sei ferite da arma da taglio.

Dopo quattro anni di ricerche, si giunse all’arresto e all’incriminazione di Massimo Bossetti: il suo DNA era infatti compatibile con quello trovato sugli indumenti intimi di Yara, nella zona colpita dall’arma da taglio.
Per giungere quindi a tale risultato erano stati raccolti dei campioni di DNA in un’operazione di screening sulla popolazione locale: il DNA trovato sul corpo era compatibile con quello di Giuseppe Guerinoni, autista di autobus a Gorno, ma deceduto nel 1999: costui poi si scoprirà essere il padre naturale di Massimiliano Bossetti, nato da una relazione della di lui madre con Guerinoni. Nel corso di un controllo stradale, venne prelevato da Bossetti, tramite l’etilometro, del materiale da sottoporre all’analisi del DNA, da cui risultò essere figlio di Ester Arzuffi e Giuseppe Guerinoni, e quindi il soggetto “ignoto 1”, il cui DNA era stato ritrovato sul luogo del delitto.

La sentenza definitiva, di condanna all’ergastolo, arriverà il 12 ottobre del 2018.

Tuttavia Roberto Saviano, nel 2013, nel suo libro ZeroZeroZero, e poi nuovamente nel 2016, dichiarò che l’omicidio potesse essere collegato a dei cantieri edili di Mapello, dove i cani molecolari avevano condotto in un primo momento gli investigatori.

Sembra infatti che le ditte edili fossero coinvolte in affari quali narcotraffico, e colluse quindi con dei clan camorristici: Fulvio Gambirasio, il padre di Yara, aveva lavorato in passato per un’azienda di proprietà dei figli di un superboss, coinvolto in attività di traffico di droga, ed avendo testimoniato contro di loro, avrebbe dovuto subire l’omicidio della figlia, come gesto di ritorsione mafiosa.

 

Ciccio e Tore

 

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Ciccio e Tore, così soprannominati i due fratellini, ovvero Francesco e Salvatore Pappalardi, scomparsi il 5 giugno del 2006, e ritrovati, mummificati, sul fondo di una cisterna sotterranea, 2 anni più tardi. Il ritrovamento fu opera dei Vigili del Fuoco di Gravina di Puglia, in provincia di Bari, nel corso di un’operazione di recupero di un altro bambino, Michelino di 12 anni, caduto per sbaglio durante un gioco, dentro quella stessa cisterna, situata nella “Casa dalle Cento Stanze”, un vecchio casolare abbandonato, pieno di pozzi e segrete.

Inizialmente venne incolpato il padre, Filippo Pappalardi, ritenuto violento dalla ex moglie, ed accusato anche di violenza sessuale ai danni di una quindicenne. Si pensò ad una punizione che, a causa del carattere impulsivo dell’uomo, fosse finita in tragedia, senza volerlo. L’uomo fu in un primo momento condannato per duplice omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela, ed occultamento di cadavere, ed imprigionato.

Nell’aprile del 2008 però, a seguito del ritrovamento dei due corpi, è emerso che semplicemente i due bambini sono morti non per maltrattamenti o violenza, ma bensì a causa dei traumi e delle lesioni riportate a seguito della caduta nella cisterna, dopo ore di stenti.

Sembra quindi che le ricerche non siano state effettuate correttamente, perché forse, con delle indagini più precise, anche tra i coetanei dei due minori, forse si sarebbe riusciti a stabilire dove fossero andati a giocare l’ultima volta, prima del tragico evento, che li ha condotti prima alla scomparsa, e poi alla morte.

 

Elisa

 

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Elisa Claps è il nome di una ragazza che sparì, una domenica nel 1993, mentre andava in chiesa. Il suo corpo fu ritrovato, nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, ben 17 anni dopo, durante dei lavori di ristrutturazione dell’edificio, da degli operai.

Ad ucciderla, a coltellate, probabilmente dopo aver tentato di violentarla, è stato l’allora ventunenne Danilo Restivo, figlio del direttore della Biblioteca nazionale di Potenza, Maurizio Restivo. Costui, sapendo di avere un figlio problematico, ne copriva le malefatte, cercando sempre, nel corso degli anni, di non far emergere le turbe psichiche da cui era gravemente affetto.

Restivo infatti aveva più volte importunato le ragazze di Potenza, tagliando loro delle ciocche di capelli, in autobus, oppure arrivando addirittura a delle vere e proprie campagne di stalking, verso più studentesse universitarie, contemporaneamente.

Tuttavia, anche dopo aver ferito al collo un ragazzo, ancora adolescente, non fu mai processato, proprio per il timore ed il rispetto che circondava la sua famiglia.

Elisa Claps si fece irretire, per ingenuità, da Restivo, e si allontanò dalla sua famiglia, una mattina di settembre del 1993, per seguirlo nella chiesa da cui uscirà, morta, solo nel 2010.

Restivo verrà finalmente catturato ed incarcerato in Inghilterra, dopo aver ucciso una donna, Heather Barnett, ritrovata con i seni amputati, e la testa staccata dal collo. La polizia inglese, dopo attente indagini, arriverà a trovare le prove dell’omicidio a carico di Restivo, facendolo così processare e condannare all’ergastolo.

In Italia, purtroppo, dopo la sparizione di Elisa Claps, il caso è stato oggetto di ripetuti insabbiamenti, poiché la famiglia Restivo era vicina ad ambienti massonici, che hanno trovato appoggio anche tra la magistratura, che quindi non ha svolto le indagini in modo approfondito e scrupoloso. Il caso Claps è un tipico caso Italiano, rimasto avvolto nel mistero per quasi vent’anni, per il coinvolgimento di associazioni segrete, quali le logge massoniche, la criminalità locale, di stampo mafioso, e perfino ambienti deviati dello Stato, quali magistratura e servizi segreti: tutto questo ha portato a lasciare libero di agire un personaggio con profondi disturbi, a livello psicologico, caratterizzato dai tratti violenti e perversi tipici di un killer seriale.

 

L’investigatore e la ricerca di persone scomparse

 

Spesso affidarsi in tempi rapidissimi ad un investigatore privato può essere d’aiuto, per rintracciare delle persone scomparse oppure, come nei casi analizzati nel precedente paragrafo, per riuscire a risalire al colpevole di un omicidio. Ritrovare infatti la salma di una vittima di omicidio, appena dopo che questo sia avvenuto, può essere determinante per raccogliere indizi, o talvolta le prove, della colpevolezza degli assassini.

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